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“Sognavamo una scienza del combattimento, eravamo convinti che la sperimentazione potesse diventare una forma del politico, materializzando nell’estetica la questione sociale.” ”Navigavamo tra Marx e Freud, maledivamo le guerre coloniali locali e l’imperialismo nordamericano, sognando le gelaterie dell’Havana. Intanto la cibernetica – così amata dal Club di Roma – mutava l’ordine generale delle cose promuovendo una nuova metafisica. Nella mondializzazione – come allora era chiamata la globalizzazione – aleggiava una nuova eugenetica che stava riscrivendo la relazione tra il vivente e la vita. L’ho capito con i capelli bianchi, avevamo l’immobilità dei viaggiatori sul marciapiede di una stazione al passaggio di un treno”. Gianni-Emilio Simonetti è un artista che sfugge a categorie precostituite, anche a quelle della storia dell’arte. Protagonista negli anni Sessanta della “controinformazione” con la casa editrice ED912, non ha mai accettato l’idea che questa forma di comunicazione possa essere intesa come “verità” in contrapposizione alla “comunicazione” (di massa), ma, paradossalmente, ha dichiarato che in realtà la “controinformazione non esiste”, anzi “non può essere”. È una negazione che è al centro delle pratiche Fluxus, di cui è invece certamente stato, ed è tuttora, un protagonista.
Edizione prodotta dalla galleria AF GALLERY, Bologna in occasione della mostra dell’artista da aprile a giugno 2021.
Tiratura: 300 copie numerate di cui → da 1 a 55 firmate dall’artista