Antonio Amato. Genova 1981—1983

Genova 1981—1983 è il primo volume monografico del fotografo Antonio Amato. Tutte le 112 immagini presenti – le cui stampe sono state fotocopiate e poi scansionate per la stampa offset – ci accompagnano lungo la Genova punk di quegli anni, ci raccontano le abitudini, i gesti e l’attitudine dei personaggi che l’hanno creata e che ne facevano parte: “…la scena genovese è nata nel 1980 e poi già verso il 1981 è cambiata radicalmente: prima ognuno era punk a casa propria, poi abbiamo iniziato a incontrarci per strada e a riconoscerci.” Genova post Brigate Rosse, post terrorismo, post Movimento del ’77, dove la nuova generazione non si riconosce più nel PCI dei propri padri, dove la strada è uno spazio di socializzazione e di grandi manifestazioni operaie con migliaia di partecipanti, ma anche un luogo di scontri e guerriglia. Questo è lo scenario e il contesto dove – com’è accaduto a molti giovani della penisola – grazie a servizi televisivi della Rai tra il 1978 e il 1979 – arriva il punk: “anni, in cui a Genova è successo di tutto–anche se di quella scena così viva, ricca e pulsante fatta di gruppi, luoghi di ritrovo e persino locali, non è rimasta praticamente alcuna testimonianza”. “Amato ci restituisce un corpo di lavoro ruvido e frontale dove l’autore nelle sue fotografie non si cura di mettere al primo posto la speculazione formale ma di parlarci di quegli anni come qualcosa che facesse parte della sua vita, tutto è tenero, selvaggio e coinvolgente. “Chi sposa la causa del punk in quella prima confusa fase storica è assolutamente influenzato da ciò che arriva dall’America e dall’Inghilterra–il nichilismo, le scuole d’arte, il situazionismo–ma allo stesso tempo porta con sé l’esperienza ideologica (anche se non partitica) maturata all’interno del Movimento, di Autonomia operaia, dell’anarchismo e delle case occupate. Molti punk genovesi si sono formati nella sinistra extraparlamentare e quando decidono di lasciare la politica per questa nuova sottocultura, iniziano le prime grandi fratture (in alcuni casi persino molto violente) con gli ex compagni di viaggio. Tanto per essere chiari i primi punk genovesi non erano ben accetti né dai compagni né dai fascisti.” Diego Curcio

cm 22,5×33; pp. 234; BW ills.; paperback. Publisher: Yard Press, Roma, 2017.

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Genova 1981—1983 è il primo volume monografico del fotografo Antonio Amato. Tutte le 112 immagini presenti – le cui stampe sono state fotocopiate e poi scansionate per la stampa offset – ci accompagnano lungo la Genova punk di quegli anni, ci raccontano le abitudini, i gesti e l’attitudine dei personaggi che l’hanno creata e che ne facevano parte: “…la scena genovese è nata nel 1980 e poi già verso il 1981 è cambiata radicalmente: prima ognuno era punk a casa propria, poi abbiamo iniziato a incontrarci per strada e a riconoscerci.” Genova post Brigate Rosse, post terrorismo, post Movimento del ’77, dove la nuova generazione non si riconosce più nel PCI dei propri padri, dove la strada è uno spazio di socializzazione e di grandi manifestazioni operaie con migliaia di partecipanti, ma anche un luogo di scontri e guerriglia. Questo è lo scenario e il contesto dove – com’è accaduto a molti giovani della penisola – grazie a servizi televisivi della Rai tra il 1978 e il 1979 – arriva il punk: “anni, in cui a Genova è successo di tutto–anche se di quella scena così viva, ricca e pulsante fatta di gruppi, luoghi di ritrovo e persino locali, non è rimasta praticamente alcuna testimonianza”. “Amato ci restituisce un corpo di lavoro ruvido e frontale dove l’autore nelle sue fotografie non si cura di mettere al primo posto la speculazione formale ma di parlarci di quegli anni come qualcosa che facesse parte della sua vita, tutto è tenero, selvaggio e coinvolgente. “Chi sposa la causa del punk in quella prima confusa fase storica è assolutamente influenzato da ciò che arriva dall’America e dall’Inghilterra–il nichilismo, le scuole d’arte, il situazionismo–ma allo stesso tempo porta con sé l’esperienza ideologica (anche se non partitica) maturata all’interno del Movimento, di Autonomia operaia, dell’anarchismo e delle case occupate. Molti punk genovesi si sono formati nella sinistra extraparlamentare e quando decidono di lasciare la politica per questa nuova sottocultura, iniziano le prime grandi fratture (in alcuni casi persino molto violente) con gli ex compagni di viaggio. Tanto per essere chiari i primi punk genovesi non erano ben accetti né dai compagni né dai fascisti.” Diego Curcio

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