Questo volume accompagna l’esposizione presentata presso la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca. d’Oro di Venezia, inserita fra gli eventi speciali della 54esima edizione della Biennale di Venezia. L’evento presenta al pubblico le opere di Gino De Dominicis provenienti dalla collezione Koelliker, una delle più ampie raccolte private al mondo, frutto della passione per le arti dell’industriale milanese Luigi Koelliker. Un’occasione per ripercorrere la geniale parabola artistica di Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998), figura emblematica e controversa nel panorama artistico contemporaneo, noto, tra l’altro, grazie alle sorprendenti performances esibite alla Biennale di Venezia del 1972. Il catalogo documenta quarantasette opere dell.artista per lo più degli anni ottanta e novanta – dalle tele raffiguranti Urvasi e Gilgamesh ai ritratti dai caratteristici profili affilati, dalla fotografia ritoccata del celebre Zodiaco messo in atto nel 1970 all’Opera Ubiqua del 1997 – introdotte dai saggi critici di Vittorio Sgarbi, Daniela Severi ed Edoardo Gnemmi. Completano il volume apparati biobibliografici.

Questa monografia su Gino De Dominicis, ampliata e arricchita con nuovi documenti, è un omaggio a un artista originale e carismatico che ha ammantato la propria immagine di un alone di mistero. Il volume riunisce quaranta contributi, almeno metà dei quali inediti, di autori come Jean Christophe Ammann, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Norman Bryson, Daniel Buren, Carolyn Christov Bakargiev, Creighton Gilbert, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Luigi Ontani, Emilio Prini, Vittorio Sgarbi, Italo Tomassoni, Angela Vettese e altri ancora. Un dibattito a più voci idealmente moderato da Gabriele Guercio, curatore della raccolta e autore del saggio conclusivo. Gino De Dominicis (Ancona, 1947, Roma, 1998) è stata una figura carismatica ed enigmatica nella storia dell’arte italiana e internazionale degli ultimi trent’anni. Uomo e artista dalla personalità inafferrabile, con le sue posizioni radicali ha allontanato ogni tentativo di definizione del suo lavoro e di omologazione da parte del mondo dell’arte, isolandosi in un riserbo estremamente difeso. Utilizzando le più diverse forme espressive – grandi tavole a matita e gesso, dipinti, disegni a penna, opere tridimensionali – la sua arte è stata caratterizzata da una riflessione sui temi della vita e della morte. Un altro dei suoi motivi ricorrenti è stato il desiderio di immortalità, vissuto come estremo fine della nostra esistenza. Scriveva: «Per esistere veramente dovremmo fermarci nel tempo». Le sue opere sono state esposte in importanti musei (Museo di Capodimonte, Napoli; Museum of Modern Art, New York; Centro Nazionale d’Arte Contemporanea, Grenoble e altri ancora), rassegne internazionali (Biennale di Venezia; Quadriennale, Roma; Documenta, Kassel) e gallerie private (tra cui L’Attico, Roma; Emilio Mazzoli, Modena; Lia Rumma, Napoli).

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